lunedì 30 gennaio 2017

Riconoscere le notizie sul web: corso di sopravvivenza - Quinta parte

Il dibattito sulle notizie-fake

Basta un mero confronto di notizie per capire se queste sono false? No. Anzi, se non c'è uno studio chiaro sulle fonti poi alla fine per l'ignaro lettore tutto si può tradurre in una grande confusione.

Il presidente dell'Antitrust Giovanni Pitruzella, in un suo intervento sul Corriere della Sera, spiega che "le bugie in Rete non sono un bene per la libertà di informazione, che ha sempre due volti. Da un lato c'è il diritto di informare ma, dall'altro lato, c'è il diritto ad essere informati correttamente e a non essere ingannati. Nè pare possibile sfuggire a quest'ultima osservazione, facendo valere il fatto che chi naviga in Rete può sempre confrontare un'informazione con un'altra per poi stabilire se una notizia sia vera o falsa, perché in questo modo si pone sul singolo individuo un onere di approfondimento enorme, e perché, nel mondo dei motori di ricerca e dei social media, la notizia falsa può essere collocata ai primi posti tra le news che appaiono sullo schermo apparendo come l'unica informazione rilevante".

"A questo punto siamo di fronte a un bivio: ritenere che viviamo nel migliore dei mondi possibili e quindi lasciare Internet come uno spazio sostanzialmente senza regole, oppure estendere a Internet la logica dello Stato di diritto sottoponendolo a regole di garanzia delle nostre libertà", precisa Pitruzzella, proponendo la creazione di "istituzioni specializzate, terze e indipendenti che, sulla base di principi predefiniti, intervengano successivamente, su richiesta di parte e in tempi rapidi, per rimuovere dalla Rete quei contenuti che sono palesemente falsi o illegali o lesivi della dignità umana".

Le legioni di imbecilli

E' nel giugno 2015 che Umberto Eco traccia una analisi che ben calza attorno al profilo di chi rilancia, sui social, notizie false. O che, a prescindere, insulta gratuitamente dimostrandosi un leone dietro la tastiera. "I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l'invasione degli imbecilli", dice durante un incontro con i giornalisti all'Università di Torino dopo che ha ricevuto la laurea honoris causa in "Comunicazione e Cultura dei media".

"La tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità", prosegue Eco. Già lui invita i giornalisti "a filtrare con un'equipe di specialisti le informazioni di internet perché nessuno è in grado di capire oggi se un sito sia attendibile o meno". "I giornali dovrebbero dedicare almeno due pagine all'analisi critica dei siti, così come i professori dovrebbero insegnare ai ragazzi a utilizzare i siti per fare i temi. Saper copiare è una virtù ma bisogna paragonare le informazioni per capire se sono attendibili o meno", conclude.

Giampiero Valenza

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