lunedì 30 gennaio 2017

Riconoscere le notizie sul web: corso di sopravvivenza - Quarta parte

Censurare falsità non è una limitazione della democrazia
Può essere la censura di una notizia falsa una limitazione della democrazia? No, anzi. E' un diritto universale. Ciò, perché senza una corretta informazione può ledersi quel filo sottile della libertà d'espressione che ne è alla base. La legge costituiva del giornalista, la 69 del 1963 (conosciuta come legge Gonella, dal suo primo firmatario), all'articolo 2, parla chiaro. Dice che giornalisti ed editori sono tenuti "a promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi, la cooperazione fra giornalisti e editori, e la fiducia tra la stampa e i lettori".

Ma cosa significa questa fiducia tra stampa e lettori? Semplice. Se dovesse venir meno questa, i lettori (cioè, i cittadini) mettono le informazioni all'interno di una sorta di Vaso di Arianna dove le notizie sono scritte in malo modo, con falsità, scorrettezza e per chissà quali secondi fini. Questo porta i lettori - e dunque, i cittadini - a non credere più alla base di uno dei fondamenti democratici (la libertà di espressione). E quindi questo pilastro ne fa crollare un altro, come in una partita a Domino: quello dell'articolo 21 della Costituzione, secondo il quale "tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure".

Dunque la conclusione diventa particolarmente facile ma drammatica: se fosse vero che tutte le informazioni fossero false, allora perché fidarsi della stampa? Perché fidarsi dell'informazione? Ed ecco lì che allora il virus si trasforma in un dramma e il lettore preferisce all'informazione la comunicazione. Senza conoscerne la differenza, però. E così ciò che lui pensa sia una notizia altro non è che un qualcosa di commentato, preso a pezzi e rimontato in una sorta di collage fatto grazie ai social network per un passaparola sbagliato. Il virus che può devastare la libertà d'espressione, dunque, è la libertà stessa che, non ponendo regole, di fatto può generare mostri.

Il codice deontologico dei giornalisti
E' il testo unico dei doveri del giornalista (approvato dal Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti il 27 gennaio 2016) che affronta la questione in modo netto. Il lavoro di questo testo è il frutto di una attività che la stessa categoria ha portato avanti nel corso degli anni. In modo molto chiaro si precisa come sia necessario difendere il diritto all'informazione e della libertà di opinione tenendo presente come bisogna ricercare, raccogliere, elaborare e diffondere con la maggiore accuratezza possibile ogni dato o notizia di pubblico interesse secondo la verità sostanziale dei fatti. I principi deontologici del cronista valgono su tutti i media, compresi i social network. Dunque, anche scrivere opinioni sulle reti sociali che ledono il testo unico di fatto porta a una violazione deontologica.

Come affrontare una notizia fake sui social?

Facebook, uno dei più grandi social network su scala globale, sta correndo ai ripari. Infatti ha annunciato come stia mettendo in atto uno strumento capace di segnalare le fake news che viaggiano nella rete. Dunque, una rete sociale che mette al centro l'utente chiede allo stesso utente di poter fare da "sentinella" di ciò che non va. "Crediamo che sia importante dare voce alle persone e che noi non possiamo diventare arbitri della verità. Quindi stiamo affrontando questo problema con attenzione", dice il vicepresidente di Facebook, Adam Mosseri. In sostanza, grazie a un pulsante "anti-fake" questi post andranno al controllo dell'International Fast Checking code of Principle del Poynter Institute. Per le notizie false americane, la società si avvarrà di Abc News, Politifact, Fastcheck e Snopes per evitare che queste siano cancellate in modo indiscriminato. Infatti, potrebbe anche accadere che i fan di un partito segnalino come assurda una notizia dell'avversario, scatenando danni ancor più grandi. Ecco, dunque, che per accertarsi della veridicità dell'informazione, alla fine viene chiesto aiuto – più o meno diretto – ai giornalisti.


Giampiero Valenza

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