venerdì 15 dicembre 2017

Biotestamento. Chapeau a radicali e cattodem. Ma ce ne ricorderemo.

Oggi l'Italia si è svegliata più felice e più contenta. Ma sì più civile. Più thanatos ( parola greca che vuol dire: morte) più bios ( parola  che per pudore andrebbe proprio cancellata ).
Ok. Va bene. Il bio-thanatos- testamento è finalmente - come dicono i pensatori unici - legge. E Chapeau per Welby e Coscioni, e Bonino e Saviano e magari anche per qualche berretta cattodem in quel di Sant'Egidio.
Tutti commossi, esultano ringraziano per l'en(nesimo)dorsement di Francesco.
Ma fu vero endorsement visto che Avvenire e la Conferenza episcopale ne bocciano l'impianto? Non lo so. Ma è inutile piangerci addosso e adesso!     
Certo resta l'inutilità o impotenza di quei quattro milioni di no, portati in piazza da tante persone da tante famiglie e da tanti gruppi e movimenti della società civile e anche cattolici e anche ultrà (se è così che alcuni ci chiamano).
E adesso? Adesso non resta che aspettare la prossima legge (civile) all'interno del declino del pendolo etico in favore, e perché no, e già lo si dice, di una nuova legge ancora più moderna e in linea con i paesi civili, che si chiama legge per l'eutanasia.In fondo la possibilità di morire bene appena varata non dovrà dipendere dal fatto che si possa ora morire di fame o di sete e che lo si possa fare attraverso un fiduciario. la nuova legge sul bio-thanatos- testamento dovrà andare oltre. E vedremo allora a quali mostruosità mascherate da libertà il fine vita arriverà.  
Ma statene certi noi, che eravamo in piazza lo scorso anno, ce lo ricorderemo.



Antonello Cavallotto        

lunedì 14 agosto 2017

Riconoscere le notizie sul web: corso di sopravvivenza

Decima parte

L'estate dei media in crisi: il servizio sul "Fatto Quotidiano"

E' con la notizia dal titolo "Bufale e iperbole: l'estate bollente dei media in crisi" che Marco Maroni sul Fatto Quotidiano del 13 agosto 2017 (a pagina 17) affronta il legame tra la stagione più calda e le notizie fake. "Quando non è 'boom' è 'emergenza' o 'psicosi'. Il livello di enfatizzazione delle notizie e il confezionamento di bufale d'estate raggiungono il loro climax – si legge nell'articolo - Intendiamoci, ogni giornale cerca di dare risalto alle notizie, di vendere la sua mercanzia sul bancone dell'edicola. Ma ormai, anche sui fatti più banali, è una gara a chi la spara più grossa. Solo che i lettori alla lunga si stufano. Come dimostrano i dati sulle vendite. Titolava ieri il Corriere della Sera: 'Vivremo un milione di anni in più grazie al vaccino anti-morbillo'. Nel testo quel che si capisce è che c'è una ricerca dell'università Bocconi (che si occupa d'economia) e della Fondazione Bruno Kessler (ente pubblico che si occupa di informatica, storia e sociologia) in cui si sono 'mescolati' dati demografici e poi 'grazie a modelli matematici' si è concluso che 'la vaccinazione anti-morbillo ha permesso agli italiani, come popolazione in generale, di guadagnare un milione di anni di vita'. Insomma il vaccino avrebbe salvato delle vite. Da lì al titolo, che lascia vagamente intravedere al lettore assonnato sotto l'ombrellone una specie di eternità, se non dell'individuo, almeno della specie, ci passa un certo disprezzo per il buon senso e per il lettore". 

"La salute fa sempre presa – prosegue l'articolo - A inizio agosto si leggevano titoli come: 'Caldo: rischio salute per 2/3 europei, entro 2100, boom decessi'. Il 'boom' dai 3 mila morti l'anno tra il 1981 e il 2010 ai 152 mila l'anno attesi per il periodo 2071-2100, sarebbe frutto di uno studio su dati relativi al periodo 1981-2010. Cioè si guarda alle catastrofi passate, si fa una proiezione sull'aumento della popolazione, si aggiunge un po' di surriscaldamento, et voilà: sarà boom di decessi. A inizio anno fu invece psicosi meningite. In Toscana il primo gennaio ci furono tre casi, meningococco C. La faccenda fu trattata media al solito e scattò la corsa al vaccino. Code negli ambulatori, sistema sanitario nazionale davvero in emergenza. Il ministero della Salute il 3 gennaio dovette pubblicare un comunicato: 'Al momento non esiste alcuna situazione epidemica, la circolazione dei germi che causano la malattia è nella norma'. La psicosi sanitaria ha del resto illustri precedenti. Tra il 2001 e il 2009 tre pandemie hanno colpito giornali e tg: la Bse, o 'mucca pazza', l'influenza aviaria e l'influenza suina. Per quest'ultima giova ricordare, insinuando nel lettore il morbo del sospetto che ci siano anche legami tra catastrofismo e interessi economici, che il governo Berlusconi fece una campagna di immunizzazione. Alla Novartis nel 2009 furono pagati 184 milioni per 10 milioni di vaccini. Presto però si capì che l'aviaria non differiva dagli altri virus influenzali e quindi meno di un milione di italiani si vaccinò. Ma i soldi alla Novartis andarono tutti. L'economia è un altro campo minato. 'Tra frodi e speculazioni è boom delle cripto valute', titolava ieri la redazione estiva del Sole 24 Ore. La massa di bitcoin, moneta virtuale, ha un valore di circa 45 miliardi di dollari: un ventesimo di Apple, un decimo di Amazon, e le frodi con la moneta digitale restano una faccenda trascurabile. L'11 agosto invece titolava: 'Borse, è boom dell'indice della paura'. Si tratta dell'indice della volatilità attesa sulla Borsa americana, era da mesi piatto, la crisi nord coreana l'ha, com'è normale, fatto salire. Un altro titolo di ieri è: 'Fisco, boom della rottamazione cartelle: atteso extra-gettito di 2 miliardi'. Ma è solo una previsione, ottimistica, dell'Agenzie delle Entrate. Negli ultimi 10 anni degli arretrati fiscali, 730 miliardi, si è riusciti a recuperare, condoni compresi, soltanto il 14%. Un colpo sicuro della titolazione è infine il 'boom' dei migranti. Anche se il fenomeno, indignazione per i costi umani a parte, andrebbe ridotto alle sue vere proporzioni. Le immigrazioni furono 534 mila nel 2008, l'anno record, nei primi sei mesi di quest'anno siamo a 85 mila".

Giampiero Valenza

lunedì 3 luglio 2017

Il caso Charlie Gard. Solo un twitter per l’“EU”tanasia d’Occidente !

Nel mio ultimo post ho scritto della "conversione" di Fräulein Merkel al matrimonio omosessuale inclusa l'adozione. Questo venerdì infatti il Parlamento tedesco ha approvato la parificazione tra matrimonio (che è solo eterosessuale) e 'unioni omosessuali', adozioni naturalmente comprese.

Un capriccio politico, quasi un peccato venale quello della Cancelliera se paragonato al verdetto norimberghiano di condanna a morte del piccolo Charlie Gard. Il bambino di appena un anno  di vita affetto da una rarissima malattia mitocondriale genetica e propter hoc doppiamente condannato. E dai giudici britannici e da quelli della sedicente 'Corte europea dei diritti umani'. e per fortuna che la Corte si chiama: dei diritti umani….  

Per Charlie i due organismi non hanno avuto pietas né dato nessuna chance. Anche se affetto da un malattia incurabile, Charlie aveva dimostrato una sopravvivenza insolitamente lunga. E quindi gli si poteva concedere almeno il tempo di cure straordinarie. Per poi, se futili, accompagnarlo palliativamente con amorevole dolcezza al sonno eterno da parte dei suoi genitori. Non certo strappandolo loro all'affetto.
Il finale è orrido. Per il suo stesso miglior interesse, best interest, Charlie doveva morire.  Strenuamente difeso dai suoi genitori e dai sociale pro-life, non certo dai media. Questi sì tardivi.    
Ah, povero Occidente. E da noi poi c'è chi loda il defunto Pannella e chi per Charlie ha prodotto solo un twitter. Un po' poco.

 

Antonello Cavallotto

mercoledì 28 giugno 2017

Adozioni gay. Ecco guerra lampo della Merkel


Ah potenza dell'amore coniugale. E' bastata una visita privata presso la casa di una famiglia di donne gay per convincere la cancelliera Angela Merkel a dare l'appoggio suo e del partito alla legalizzazione delle adozioni gay per i matrimoni omosessuali. 
Non che la notizia ci turbi più tanto, vista la degenerescenza di questa nostra Europa e civiltà (una volta chiamata cristiana). Ma il fatto che la Merkel sarebbe favorevole alle nozze ed adozioni gay sulla scia di una semplice visita casalinga, è veramente troppo per farla passare come "esperienza decisiva". 8 bambini 8 affidati dallo Jugendamt, il servizio sociale per i giovani, avrebbe illuminato Angela alla  conversione.

Eh diamine, se lo Jugen permette questo, chi sono io – si sarà chiesta la Cancelliera  per oppormi all'adozione gay ?  E cos' quando il Bundestag a settembre la legge sul "matrimonio per tutti" oltre ai voti favorevoli dei socialdemocratici di Schulz, dei verdi e dei liberali, ci sarà anche il CDU di Angela.

Tranne forse, l'ultima sacca di contrari della CSU bavaresi. Ben poca roba per le ultime barriere della famiglia.  

sabato 10 giugno 2017

“I cani come i bambini”, cattiva informazione sul Corriere della Sera

Di Enzo Pennetta

Sulla linea di una pretesa uguaglianza tra animali ed esseri umani che vede nel bioeticista Peter Singer il suo più noto esponente, il Corriere della Sera ha pubblicato il 6 giugno una notizia scientificamente infondata e dalle implicazioni antropologiche molto forti.
"Ma i cani possono essere gelosi?" un titolo in sé insignificante, una domanda che non avrebbe sfigurato in un talk show di bassa fascia nasconde il realtà un messaggio molto forte, come riportato nel sommario pubblicato in home page del quotidiano di via Solferino: "Possibile che provino emozioni come bambini"

Leggiamo nell'articolo:

"si è visto che i bambini dai sei mesi di vita manifestano gelosia, in presenza di qualcuno che può competere con loro nell'affetto e nelle cure. Questo ci fa ipotizzare che dunque emozioni complesse ci possano essere anche nelle altre specie e il cane è un modello perfetto per i nostri studi"

Solo ipotesi dunque non supportate da alcuna prova. Paragonare la mente del cane a quella del bambino (oltre i sei mesi di età) significa rendere quella del bambino fino ai sei mesi inferiore a quella di un animale, significa affermare cioè quella pretesa superiorità della vita animale su quella umana in certe fasi della vita giustificando così in modo parascientifico aborto ed eutanasia, proprio con gli stessi argomenti di Peter Singer.
Lo studio in questione viene condotto dalla prof. Emanuela Prato Previde, professoressa associata e docente di psicologia generale alla Università Statale di Milano e ha l'illuminante titolo di "canis sapiens" che trasmette proprio l'idea di una infondata e antiscientifica uguaglianza tra cane e Uomo.

(L'articolo del Corriere della Sera è consultabile al seguente link: http://27esimaora.corriere.it/amici-di-casa/17_giugno_02/amici-casa-gelosia-cani-47f53280-4744-11e7-b4db-9e2de60af523.shtml )





lunedì 22 maggio 2017

Marcia della Vita. Chi l'ha vista, chi l'ha scritta?


·Stampa

 Eppure c'erano migliaia di persone e il luogo e il tempo non potevano non interessare gli organi di stampa. Eppure, direte a vostra discolpa, cari colleghi e amici cronisti, che c'erano anche troppe cose che non potevate riportare: tipo per una stampa sanamente laica, la recita peregrinante di rosari, preghiere e litanie di fede.
Su di questi come costruire il "pezzo", mica siamo papalini. Ma giornalisti laici e politicamente corretti. Ci mancherebbe. Anzi Voi sostenitori e partecipanti della marcia, dovreste ringraziarci. Anche per la qualità dell'informazione data. Vi abbiamo citato  certi vostri personaggi, e gruppi e delegazioni estere, diciamocelo, troppo "omofobe" come l'Ungheria o la Polonia - per non scriver poi di certi di Santa Sede in odor di "dubia" - che era giusto far sapere al lettore, quello vero, quello senza pregiudizi e sanamente laico.
Non è una scusa. Ma, caro collega, la notizia del giorno, se vogliamo dircela tutta, era la marcia di Grillo. E scusa se è poco. Vuoi mettere i neo-francescani pentastellati con voi, 'non negoziabili'? E già. Vuoi mettere? Bene vedo che adesso ci capisci. In fondo anche tu avresti fatto lo stesso. La difesa della Vita oggi non fa vendere.
Antonello Cavallotto

martedì 16 maggio 2017

I batteri migranti sono politicamente corretti

Di Enzo Pennetta


"L'arrivo dei migranti fa bene alla salute", così titolava la rivista LEFT il 10 maggio scorso, citando con conveniente tempestività un articolo pubblicato proprio lo stesso giorno dal quotidiano La Stampa col titolo "Sempre più allergici e malati. Ma a rafforzare i nostri bimbi saranno i microbi africani".

La tesi è di  Duccio Cavalieri, professore al dipartimento di Biologia dell'Università di Firenze, il quale sostiene che un gran numero di patologie attuali è dovuto alla diminuzione di batteri nel nostro ambiente il che avrebbe come conseguenza una eccessiva reattività del nostro sistema immunitario e lo sviluppo di malattie autoimmuni. Ma la causa di tutto questo sarebbe anche nel tipo di alimentazione dei paesi industrializzati: "La differenza sta nei nutrimenti: fibre, amido non raffinato e altre fonti vegetali, pochi grassi animali, ma soprattutto niente industria alimentare."

Stando a quanto sostenuto in alcuni studi una minore esposizione ai batteri sarebbe infatti all'origine delle allergie (hygiene hypothesis), ma sostenere che un'immissione indiscriminata e incontrollata di microrganismi per mezzo dei migranti sarebbe una misura salutare è un'azione al limite del sabotaggio delle iniziative di igiene e profilassi delle autorità sanitarie. Colpisce il fatto che nello stesso tempo in cui si paventa l'introduzione della vaccinazione obbligatoria si esalti l'infezione di massa: combattere i batteri endemici e celebrare quelli importati. Una bizzarra forma di razzismo microbico.

L'affermazione del prof. Cavalieri e la diffusione acritica fattane da alcuni media sono un esempio di informazione quantomeno avventata che abdica al diritto-dovere di critica per uniformarsi supinamente alle tendenze del politicamente corretto.

Da questa vicenda emerge che, in modo inversamente proporzionale a quanto avviene per il sistema immunitario, la diffusione di notizie "raffinate" e uniformate al politically correct sembra aver alterato la capacità critica dei giornalisti portando ad una mancanza di anticorpi e quindi di reazione verso le bufale.

I batteri migranti sono politicamente corretti


"L'arrivo dei migranti fa bene alla salute", così titolava la rivista LEFT il 10 maggio scorso, citando con conveniente tempestività un articolo pubblicato proprio lo stesso giorno dal quotidiano La Stampa col titolo "Sempre più allergici e malati. Ma a rafforzare i nostri bimbi saranno i microbi africani".

La tesi è di  Duccio Cavalieri, professore al dipartimento di Biologia dell'Università di Firenze, il quale sostiene che un gran numero di patologie attuali è dovuto alla diminuzione di batteri nel nostro ambiente il che avrebbe come conseguenza una eccessiva reattività del nostro sistema immunitario e lo sviluppo di malattie autoimmuni. Ma la causa di tutto questo sarebbe anche nel tipo di alimentazione dei paesi industrializzati: "La differenza sta nei nutrimenti: fibre, amido non raffinato e altre fonti vegetali, pochi grassi animali, ma soprattutto niente industria alimentare."

Stando a quanto sostenuto in alcuni studi una minore esposizione ai batteri sarebbe infatti all'origine delle allergie (hygiene hypothesis), ma sostenere che un'immissione indiscriminata e incontrollata di microrganismi per mezzo dei migranti sarebbe una misura salutare è un'azione al limite del sabotaggio delle iniziative di igiene e profilassi delle autorità sanitarie. Colpisce il fatto che nello stesso tempo in cui si paventa l'introduzione della vaccinazione obbligatoria si esalti l'infezione di massa: combattere i batteri endemici e celebrare quelli importati. Una bizzarra forma di razzismo microbico.

L'affermazione del prof. Cavalieri e la diffusione acritica fattane da alcuni media sono un esempio di informazione quantomeno avventata che abdica al diritto-dovere di critica per uniformarsi supinamente alle tendenze del politicamente corretto.

Da questa vicenda emerge che, in modo inversamente proporzionale a quanto avviene per il sistema immunitario, la diffusione di notizie "raffinate" e uniformate al politically correct sembra aver alterato la capacità critica dei giornalisti portando ad una mancanza di anticorpi e quindi di reazione verso le bufale.

lunedì 8 maggio 2017

Quel gran flop delle unioni civili. E Kelly ora è senza lavoro

Non c'è che dire. Decisamente un flop. Eppure  vista la battaglia politica per arrivare alla legge e la gran cassa dei media liberal pareva che milioni di gay uomini e donne, fossero già sull'uscio dei comuni a scimmiottar messa e benedir fedi. E invece, e invece pare che solo 2800, duemilaottocento, scrive Repubblica, pare abbiano bussato alle porte pubbliche per benedire unioni con compiacenti testimoni e sgargianti ospiti rigorosamente progressisti  e arcobaleno.
A parte il jobs act, di questo flop, di questa propaganda fatta ad arte legge, ore nessuno paga. Tranne noi, i soliti retrogradi medioevali e adoratori della legge familiare naturale: quella che crede ancora che la vera unione di fatto, sia fondata dall'unione di un uomo vero e di una donna vera, con la ciliegina, perché no, della discendenza.
Italica prole. Roba di altri tempi. ma vuoi mettere la prole messa al mondo da Kelly ? Madre non proprio naturale ma surrogata. E pentita.  
Adesso la sua missione è mettere in guardia le altre donne surrogate. Lo riporta il Corriere. E' stata solo una questione di soldi. Lo psicoterapeuta mi continuava a dire che in fondo, il mio, è un lavoro e che non devo  affezionarmi del risultato della mia produzione.  Come nell'ultima gravidanza richiesta da una coppia madrilena. I committenti volevano un maschio ed una femmina. Lei invece mette alla luce due maschi, La coppia richiedente non li vuole più e se ne disinteressa. E lei Kelly ora non sa darsi pace per quella produzione fuori mercato. Non sa darsi pace e se ne affeziona. Ci ripensa e piange. Piange e denuncia. E ora ? Chi difenderà il diritto  di una madre surrogata al ripensamento ?  

Antonello Cavallotto


giovedì 27 aprile 2017

REPORTER FUORI LUOGO

L'Italia risale qualche posizione. Dal 77° al 52° posto. Lo riporta il Rapporto mondiale sulla libertà di stampa stilato da Reporter senza frontiere, una sorte di Ong della libertà di pensiero, ma di cui non si dovrebbe avere, io non ne ho mai avuta, troppa fiducia. Un po' come i Medici senza frontiere di Gino Strada che sulle questioni di bioetica proprio neutrali in fondo non sono.

Ma ad ogni buon conto, io non mi sento minacciato da Grillo. Anche se pubblica i  nomi dei giornalisti in liste di proscrizione. Semmai di questo 52° posto. Che vuol dire che in quanto a correttezza dell'informazione c'è ancora di strada da fare.
Per questo io consiglio di ragionare ed avere più paura di questa stampa, specie quella cosiddetta autorevole che fabbrica consenso e che gioca con le parole e con le informazioni. E se dunque l'informazione va male non è colpa di Grillo. Semmai di tante penne che dis-informano  e limano, a loro piacere, anche la libertà dei lettori.
Non scherziamo quindi. E non confondiamo i politici anche se ex comici, con il vero problema che ha origine dalla categoria.
Non siamo in Turchia anche se un pensierino alla categoria non farebbe male. Ma non dai potenti  è in pericolo la democrazia, ma dal pensiero unico delle grandi testate.         

 

Antonello Cavallotto

lunedì 17 aprile 2017

Riconoscere le notizie sul web: corso di sopravvivenza

Nona parte

Educare per evitare le fake news: l'esperienza di Facebook


Ad aprile 2017 Facebook ha lanciato uno strumento educativo contro la fake news. Si tratta di uno spazio educativo al quale si può accedere dalla propria pagina personale all'interno del Centro assistenza Facebook. "Sappiamo che le persone vogliono vedere su Facebook informazioni corrette e lo vogliamo anche noi - dice Adam Mosseri, Vice presidente e responsabile del News Feed - Le notizie false e le bufale sono pericolose per la nostra comunità e rendono il mondo un luogo meno informato. Tutti noi abbiamo la responsabilità di frenarne la diffusione. Abbiamo lavorato consultandoci preventivamente con First Draft, un'associazione non profit dedicata a migliorare la capacità e la metodologia utilizzata per segnalare e condividere informazioni online".

Tre sono gli aspetti che Mosseri ha spiegato come le parti fondamentali di questo studio. "Ci siamo concentrati su tre aree chiave: l'interruzione delle possibilità di guadagno, perché gran parte delle notizie false derivano dalla volontà di trarne profitto; la costruzione di nuovi prodotti per frenare la diffusione di notizie false e migliorare la diversità di informazione; e aiutare le persone a prendere decisioni più informate quando si trovano davanti a delle notizie false".

Questo il decalogo di Facebook contro le Fake News:


​1) ​Non ti fidare dei titoli: le notizie false spesso hanno titoli altisonanti scritti tutti in maiuscolo e con ampio uso di punti esclamativi. Se le affermazioni contenute in un titolo ti sembrano esagerate, probabilmente sono false.


​2) Guarda bene l'U​rl​: un U​rl​ fasullo o molto simile a quello di una fonte attendibile potrebbe indicare che la notizia è falsa. Molti siti di notizie false si fingono siti autentici effettuando cambiamenti minimi agli Url di questi siti. Puoi accedere al sito per confrontare l'Url con quello della fonte attendibile.


​3) ​Fai ricerche sulla fonte: assicurati che la notizia sia scritta da una fonte di cui ti fidi e che ha la reputazione di essere attendibile. Se la notizia proviene da un'organizzazione che non conosci, controlla la sezione "Informazioni" della sua Pagina per scoprire di più.


​4) ​Fai attenzione alla formattazione: su molti siti di notizie false, l'impaginazione è strana o il testo contiene errori di battitura. Se vedi che ha queste caratteristiche, leggi la notizia con prudenza.


​5) ​Fai attenzione alle foto: le notizie false spesso contengono immagini e video ritoccati. A volte, le immagini potrebbero essere autentiche, ma prese fuori contesto. Puoi fare una ricerca dell'immagine o della foto per verificarne l'origine.


​6) ​Controlla le date: le date degli avvenimenti contenuti nelle notizie false potrebbero essere errate e la loro cronologia potrebbe non avere senso.


​7) ​Verifica le testimonianze: controlla le fonti dell'autore per assicurarti che siano attendibili. La mancanza di prove o il riferimento a esperti di cui non viene fatto il nome potrebbe indicare che la notizia è falsa.


​8) ​Controlla se altre fonti hanno riportato la stessa notizia: se gli stessi avvenimenti non vengono riportati da nessun'altra fonte, la notizia potrebbe essere falsa. Se la notizia viene proposta da fonti che ritieni attendibili, è più probabile che sia vera.


​9) ​La notizia potrebbe essere uno scherzo: a volte può essere difficile distinguere le notizie false da quelle satiriche o scritte per divertire. Controlla se la fonte è nota per le sue parodie e se i dettagli e il tono della notizia ne rivelano lo scopo umoristico.


​10) ​Alcune notizie sono intenzionalmente false: usa le tue capacità critiche quando leggi le notizie online e condividile solo se non hai dubbi sulla loro veridicità.

Bannare

contro I fake​


Il social network Twitter si è impegnato facendo un giro di vite contro gli account falsi, e pubblicando proprie regole nel suo Centro di assistenza. A luglio 2016 Twitter aveva bannato Milo Yiannopoulos, editore di Breibart news per aver "partecipato o incitato all'abuso contro individui".

Ecco il contenuto delle regole di Twitter:

Twitter vieta totalmente la promozione di contenuti inneggianti all'odio e alla violenza, nonché riguardanti temi delicati. I contenuti sono quelli inneggianti all'odio e riguardano le espressioni di intolleranza rivolte contro un individuo, un'organizzazione o un gruppo in base a: razza, etnia, nazionalità, colore della pelle; religione; disabilità fisiche o mentali; età; sesso, orientamento sessuale, identità di genere; status di reduce di guerra; qualunque altro tipo di status protetto dalla legge. Twitter analizza anche alcuni temi che definisce "delicati" e che sono quei contenuti che promuovono: attività criminali, terrorismo, concetti revisionistici o tentativi di rivisitare la storia contro gli interessi di un gruppo protetto, messaggi palesemente provocatori rivolti a un pubblico che, con molta probabilità, potrebbe rimanerne offeso o colpito. I contenuti inneggianti alla violenza invece riguardano l'autolesionismo, la violenza contro altre persone, la violenza sugli animali. La norma di Twitter non riguarda notizie e informazioni che richiamano l'attenzione su odio, violenza e temi delicati, ma che non si esprimono in loro favore, commenti su prodotti, servizi, aziende o brand, compresi commenti potenzialmente negativi.

​Giampiero Valenza​

Riconoscere le notizie sul web: corso di sopravvivenza

Ottava parte

I falsi dell'informazione usati per la propaganda


Le fake news possono far parte anche di operazioni di propaganda politica. Hanno inciso – e non poco – nel corso della storia. La menzogna, infatti, con un uso - irresponsabile – dei media, arriva a modificare le opinioni pubbliche e a modificare le scelte della politica.

Il protocollo dei Savi di Sio
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Tra le più clamorose fake news che la storia abbia mai avuto quella legata ai Protocolli dei Savi di Sion. Il documento viene pubblicato dalla Okhrana, la polizia segreta degli zar nel 1903 sul giornale Znamia. E' un testo che di fatto illustra come ci sia una cospirazione ebraica e massonica per il dominio del pianeta. Già da subito ne viene messa in dubbio la veridicità e, infatti, sarà più tardi che ne rinascerà il "mito". Il documento riporta una serie di 24 riunioni di saggi (o, in altre versioni, 27) che si sarebbero tenute a Basilea, in Svizzera, nel 1897. E' il 1921 quando Philip Graves sul Times dimostra come i testi fossero simili a una satira fatta dall'avvocato Maurice Joly su Napoleone III che venne pubblicata nel 1864 dal titolo "Dialogo negli Inferi tra Machiavelli e Montesquieu".

Il regime nazista in Germania userà il pretesto del dubbio all'ordine costituito per cercare di ridargli attendibilità. Così Adolf Hitler scrive su Mein Kampf: "Fino a che punto l'intera esistenza di questo popolo sia fondata sulla menzogna continua è incomparabilmente mostrato dai Protocolli dei Savi di Sion, così infinitamente odiati dagli ebrei. Sono basati su un falso, come grida e lamenta il Frankfurter Zeitung ogni settimana: la miglior prova che essi siano autentici". "La cosa importante – prosegue - è che con terrificante certezza essi rivelano la natura e l'attività del popolo ebraico ed espone i loro contesti interni come anche i loro scopi finali".

La questione della falsità dei Protocolli è stata messa in dubbio più volte nel corso del Novecento. Nasser ha sostenuto la loro veridicità nel 1958 come hanno fatto il presidente egiziano Sadat e il colonnello Gheddafi. I protocolli vengono citati anche nell'articolo 32 del Patto del gruppo terroristico Hamas del 18 agosto 1988. "Il piano Sionista è senza fine. Dopo la Palestina, i sionisti aspirano a espandersi dal Nilo all'Eufrate. Quando avranno sistemato la regione, essi ripartiranno, aspireranno a ulteriori espansioni e così via. Il loro piano è contenuto nei Protocolli dei savi di Sion e la loro attuale condotta è la miglior prova di ciò che diciamo", si legge.

La propaganda con le notizie fake

E' il 1917 quando il Times di Londra pubblica una storia su un'azienda tedesca che produce glicerina per munizioni fondendo i corpi di soldati. L'idea balena al brigadiere generale inglese J.V. Charteris, del Department of Information che aveva due fotografie. La prima era quella di corpi di soldati e l'altra di cavalli morti trasportati in una fabbrica di sapone. Charteris ha inviato la notizia a S
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ai con la speranza di convincere i cinesi a scendere in campo con gli Alleati nella prima guerra mondiale. Così fu. Ma non avrebbe mai pensato della eco che avrebbe avuto quando la notizia sarebbe tornata indietro in Europa.

Il massacro di Timisoara

E' il 1989 quando il mondo è in una fase di svolta: sta crollando il sistema dei "Due blocchi" economici e politici contrapposti. Da una parte, gli Usa e l'economia capitalistica, dall'altro l'Unione Sovietica e l'economica comunista. In Romania le frontiere erano chiuse e il popolo aveva iniziato una serie di proteste in piazza: a Bucarest i cittadini chiedevano la democrazia. Poco prima di Natale il 22 dicembre il dittatore Ceausescu tentava la fuga ma, raggiunto dai suoi oppositori, venne condannato a morte insieme alla moglie e fucilato il 25. La rivoluzione romena nacque – secondo le informazioni che vennero rilanciate in quei giorni – in Transilvania, per una protesta scatenata il 16 dicembre per l'espulsione di un dissidente, Laszlo Toker. E per questa protesta il regime – si disse – avanzò una profonda repressione: 60.000 i morti. Si parlava di "massacro di Timisoara" e di fosse comuni. Su tutti i media internazionali si fecero vedere foto di cadaveri mutilati. Al termine del regime le notizie furono completamente smentite: era stato un falso giornalistico. Come è stato possibile accertarlo? Due giornalisti italiani, Michele Gambino e Sergio Stingo, intervistarono il custode del cimitero di Timisoara che raccontò come quelle immagini fossero di cadaveri di ubriachi e barboni disseppelliti.

Il cormorano nero
​:​
​la ​
prima guerra del Golfo


Le immagini colpiscono spesso più delle parole, come si è visto, per esempio, dal finto massacro di Timisoara. Nel gennaio del 1991 l'intero pianeta si ferma davanti all'immagine di un cormorano con le piume imbevute di petrolio, nel Golfo Persico. Quello sarebbe stato il greggio che l'ex presidente iracheno Saddam Hussein fece disperdere dopo che decise di far aprire i pozzi del Paese. Quell'immagine divenne l'emblema della disumanità del regime. Ma era un falso, smentita da alcune semplici prove. In quella stagione – era gennaio – i cormorani non sono in Iraq. Poi, c'è stata anche l'ammissione da parte di un reporter: quelle foto erano state fatte con cormorani neri in uno zoo e "imbevute" di petrolio. Inoltre, la Cnn – che coprì l'evento – non aveva ancora truppe nel Paese (il cui accesso era bloccato ai media occidentali). Dunque, sarebbe stato veramente impossibile avere quelle immagini lì.

​Giampiero Valenza​

Riconoscere le notizie sul web: corso di sopravvivenza

Settima parte

​Lo studio dell'Istituto Toniolo​


Se non hanno buone basi culturali i giovani sono destinati ad assorbire le bufale del web. Questo è quanto emerge da uno studio dal titolo "Diffusione, uso, insidie dei social network" che è stato condotto dall'Istituto Giuseppe Toniolo e che ha coinvolto un campione di 2182 persone proprio nella fascia d'età tra i 20 e i 34 anni. In sostanza, è il 31,7% di chi ha solo la scuola dell'obbligo che condivide le bufale sulle proprie reti sociali. E la percentuale, via via che il percorso formativo si fa più lungo, scende (28% per chi ha un titolo di secondaria di II grado e 24% per chi ha una laurea).

In totale, sempre secondo lo studio, sono 9 su dieci i ragazzi che usano lo smartphone per informarsi (e che dunque non approfittano più né del pc né degli strumenti tradizionali come il quotidiano).

​San Tommaso d'Aquino e la verità

Il cardinale Angelo Scola, presentando questi dati nel corso della ricorrenza di San Francesco di Sales (patrono dei giornalisti), ha detto come occorra "ascolto reciproco" e "benevolenza per ritrovare il senso della verità". Citando San Tommaso d'Aquino, ha precisato: "Tommaso diceva che la verità è corrispondenza tra la realtà e l'intelletto (adaequatio rei et intellectus) e, forse, la questione della post-verità può costringerci a tornare alla verità. Tutto ruota intorno alla realtà, perché se la manchiamo, negando l'accesso alla verità del fatto, il nostro io viene sempre più messo in difficoltà. Oggi alla parola decisiva "reale", la grande sconosciuta della nostra epoca, si contrappone la diminuzione della verosimiglianza". Fa riferimento alla Filotéa di San Francesco di Sales e ha sottolineato: "Al contrario il verosimile è, oggi, una grande tentazione massmediatica, ma questo deve, semmai,  indurre a un lavoro ulteriore per arrivare alla realtà, accettando che il reale mantenga sempre una componente e un aspetto ultimamente misterioso. Credo che abbaiamo tutte le forze, se viviamo l'insieme, per attraversare, in senso costruttivo, questa epoca senza giudicare in maniera irrimediabile la fase che stiamo vivendo. Il problema è rimettere al centro il soggetto che, nell'epoca moderna, è stato scartato. Il punto è capire bene cosa sia la verità, che viene sempre al nostro incontro come un avvenimento, attraverso la trama di circostanze e rapporti che accadono. Per questo è fondamentale il tema dell'ascolto umile e di fecondazione reciproca. Dove ciò  manca emerge solo l'emotività e il bisogno di autoaffermazione". "Il frangente storico in cui prevale la post-verità  – che è anche una post-falsità – chiede di mettere l'io al centro: non si tratta di imporre un serie di regole, ma di vivere la persona nella sua interezza. La scelta di giudicare con benevolenza, attraverso un ascolto di fecondazione, permette di stare in questo mondo con piedi solidi", ha concluso.

​Giampiero Valenza​

giovedì 6 aprile 2017

Fake news, Un decalogo per riconoscerle.



Fake news. E' la moda più in voga fra gli addetti della comunicazione e dell'informazione. da un po' di tempo pare che tutti siano preoccupati della piega che un certo giornalismo non solo cartaceo sta prendendo. Preoccupati quasi che si stia iniziando a comprendere che il re è nudo è che il problema li tocchi ormai da vicino come responsabili di primo pelo giacché le notizie false, le notizie esca (news baiting) non solo screditano una persona, ma chi le scrive.
E dunque essere artefici della produzione e pubblicazione di false informazioni è chiaramente un aspetto privo di etica di cui i fruitori i lettori ne stanno sempre più prendendo coscienza e delle quali i produttori di informazione non possono non iniziare a tenerne conto.
Biomedi@  ha spesso a che fare con tali notizie. Anzi possiamo dire che il nostro osservatorio ha quasi una forte specializzazione proprio nell'individuazione di bad news, cattivi articoli e quanto altro. A parte i pochi gruppi di contrasto all'infotainment, come il nostro, e/o le poche agenzie che cercano di contrastarlo, Facebook, Twitter, Google, e i legislatori stanno pensando ad un modo per arginare il fenomeno spostandone  il focus. I "grandi del web social" pensano che il problema stia tutto nella poca educazione digitale degli naviganti. Ma la questione è mal posta. I l problema delle fake news è a monte, e non bastano appropriati app o sistemi di alert o treding topics reputazionali per frenarlo.
Più semplicemente bisognerebbe armarsi di strumenti più facili. Come un sano codice cartaceo o morale di infoetica.  In questa ambito potrebbe venire in aiuto, il "semplice"decalogo di Delle Foglie. Per gli amici, Mimmo. Giornalista noto ai più. i dieci punti sono una base formidabile e pratico-operativa di aiuto a ri-conoscere ed arginare il fenomeno. Sempre che si abbia l'umiltà d applicarlo.

Autoreferenzialità mancanza di concretezza, prepotenza delle affermazioni, ricerca della viralità, questi alcuni dei punti che Mimmo offre agli operatori ed ai lettori per distinguere la buona dalla cattiva notizia. Qualcuno ha già scritto che il decalogo è ingenuo. bene. Ecco un altro esempio di fake news.   

Ac

martedì 4 aprile 2017

Harakiri informazione. Su Dat e Stepchild la solita sporca DisinformaTia

A furia di ripeterla, la falsità, abitua. Anzi la trasforma in mezza-verità Una legge nota per chi abitualmente gioca o fa dis-informazione. Ho già postato- come si dice nella precedente il rimprovero dell'Onu.
Troppi obiettori sull'aborto; troppi ostacoli ai gay sulle adozioni. Rimprovero accompagnato da titoloni ad effetto, enfasi dei nostri quotidiani ed agenzie miranti a far passare la Raccomandazione di un sedicente Comitato di 18 super-esperti Onu che sui diritti umani ne sanno una più della maggioranza. Ossia il resto del mondo fatto da miliardi di poveracci e disadattati morali. Oggi il dibattito sulle Dat confonde le menti. Chi pensa che con le Dat si introdurrà una legge che legalizza l'eutanasia ?  Chi lo pensa ? Tutti ? Tanti ? Molti ? Ecco un altro esempio di disinformazione.

Ac             

giovedì 30 marzo 2017

E ci risiamo con i moniti dell'ONU. Gravidanza per tutti, gravidanza per altri


Strano mondo questo nostro. Una volta le femministe gridavano che l'utero era loro. Adesso che è di "altri", nessuna protesta enon passa settimana che un tribunale o un ente sovrannazionale ci spieghi cosa e come comportarci, in materia di costumi sessuali e morali, con il non troppo subliminale intento di farci uscire dalla barbarie medioevale in cui loro credono non si versi. legittimi. Dopo i giudici di Trieste, adesso è More solito, l'ONU che ci condanna chiedendoci di aprire alle coppie omosessuali al loro desiderio di avere figli confezionati.  In  pratica scardinare le ultime sacche di resistenza per "uniformarci" al pensiero unico dell'eone (mondo) .
Tale pressione è comundavvero inquietante. Segno che questo nostro paese, là dove è ancora possibile, ancora una certa parvenza di civiltà umanistica è rimasta. Ed è duro per le lobby gender, tale resistenza. La Cedaw, la Commissione Onu che vigila (ma vigila ?) contro le discriminazioni delle donne,  insiste. Abolizione universale della maternità surrogata e possibilità ai padri omosex di divenire genitori.  Genitori a tutti gli effetti anche se attraverso parto e poco importa se il contenitore è una donna extra  e il contenuto, un bambino,  un prodotto scelto nel fiorente mercato della surrogata.  Ma una commissione Onu che difenda le donne che non vogliono il bambino pre-fabbricato ?

Ac   

giovedì 23 marzo 2017

Effetto Trump. Il Texas vara due leggi anti-aborto si...


Due  a zero e vita al centro. E così il Texas criminalizza l'aborto. Nelle due forme peggiori: Quello per dilatazione e quello per aspirazione. Un Uno/Due inatteso e a favore della vita versus il modo barbaro di estrarre (come dicono, leggi però uccidere ) dall'utero un embrione (leggi invece: bambino) che è ancora vivo quando lo si estrae.   
Le due leggi choc sono state approvate ieri dal parlamento statale del Texas e leggo oggi da Il Messaggero; questo  grazie alla campagna di sensibilizzazione promossa da Texas right To Life.
Passate con un'ampia maggioranza di consensi. I pro-choice adesso sperano nella bocciatura dei Giudici Supremi.  Ma intanto per adesso incassano l'abolizione (repeal) dell'aborto e il rimpiazzo (replace) a favore della vita. E questo (ci) fa immensamente piacere.

Ac      

martedì 14 marzo 2017

Ancora due papà contra leggem


Furioso. Stizzito. Ma come non esserlo davanti allo scempio che, giorno dopo giorno, vien fatto da certi magistrati "creativi" i cui provvedimenti scardinano il sistema giuridico e possono essere tranquillamente definti bio-giuridicamente provvedimenti moralmente "intrinsece malus" ?  


Dopo l'ignobile decisione alcuni giorni fa di un tribunale italiano, eccoci di fronte a  un altro caso di sentenza creativa in favore di due "pretesi" papà che residenti nel Regno Unito hanno ottenuto il via libera all'adozione, perché secondo gli illuminati togati "si tratta di una vera e propria famiglia e di un rapporto di filiazione in pena regola che come tale va pienamente tutelato": 


A me, e non solo, pare una vera e propria forzatura alla Costituzione che, ricordo, definisce la famiglia "come società naturale fondata sul matrimonio" (Art. 29)
Ma se neanche la disgraziata legge Cirinnà sulle unioni civili legittima la "stepchild adoption" (ovvero il riconoscimento da parte di una coppia di gay del figlio nato a uno dei due da una precedente relazione, tranne che in casi eccezionali, o adottato precedentemente) vorremmo sapere con quale autorità questi giudici continuano ad emettere pareri e sentenze che di fatto violano la Legge del Parlamento e che quindi sono contra legem ? 


A C

lunedì 13 marzo 2017

E poi si dice: vatti a fidare dei direttori (della carta stampata)

Non c'è pace per la mala-informazione. Non che ce ne dispiaccia. Ne parliamo e scriviamo da anni. Di bad news. Di informazione sociale pilotata dal mainstream del pensiero unico. Eppure, eppure non sono bastate  le clamorose bufale come la Brexit britannico né la vittoria di Trump né la vittoria del Sì" qui da noi, alla cosiddetta riforma costituzionale, ad arginare il vizio della diffusione e produzione di fake news.

Una volta si diceva. I giornali restano e i direttori passano. Oggi i giornali non resistono neppure ai loro direttoriLa nostra presidentessa della Camera, la Boldrini, ha costituito di un gruppo di "esperti" il cui compito sarebbe quello di scovare le fake news almeno quelle che appaiono in Rete.
Una iniziativa lodevole per alcuni. Propagandistica per altri. Inutile per chi scrive se non si affronta a monte la vera origine di questo male e del suo antidoto: infoetica.
E mentre attendiamo i primi risultati da questo pool di esperti si lastricano d'oro le pagine del primo quotidiano economico italiano: Il Sole 24 Ore.
Il suo direttore Roberto Napoletano ha pensato bene di "gonfiare" le vendite di copie digitali finendo indagato per falso in comunicazioni sociali e ovviamente appropriazione indebita di soldi.  
E poi ci lamentiamo delle fake news.  

A C

giovedì 9 marzo 2017

Non prendertela se anche Dolce e Gabbana sono praticanti e tu ti meriti due papà.

Cari amici non scrivo da giorni. E aggiorno con fatica questa pagina. Non scrivo non perché non ne ho voglia, ma perché nauseato dalla propaganda della cattiva informazione. Orbene mentre e forse ne dovremmo leggere di più su Padoan e dei suoi tecnici che lavorano alla manovra aggiuntiva che a oggi, salirebbe a  25 miliardi - il che comporta un ulteriore impoverimento del ceto medio - l'informazione tutta e la stampa bella tutta, non hanno altro da fare – in queste settimane – che bombardarci di casi bioetici, per carità, misericordiosi - come si dice oggi - ma di confine e che forse sarebbe stato meglio trattare con più delicatezza. E invece....
Del Dj Fabio, titoloni ed editoriali in favore dell'eutanasia.  Scrivo solo che è curioso che nessun (pennaiolo) abbia avuto la curiosità di collegare la "morte" di Dj, lunedì (27 febbraio) che era proprio il giorno in cui si calendarizzava alla Camera la discussione del disegno di legge sulle direttive anticipate (il cosiddetto Ddl sul biotestamento). Una coincidenza strana, non pare che fa pensare ad una morte pilotata da parte di quei simpaticoni dei radicali....) 

Che dire anche della sentenza creativa - l'ennesima - presentata dai media come spartiacque e che permetterà l'adozione di un bimbo nato da maternità surrogata da parte di una coppia uomo-uomo?  paginate di Lui e Lui felici e finalmente gaudenti.

Alla faccia di una la legge che vieta(va) la stepchild adoption, per no dire la maternità a pagamento ? Ma non vi sembra di essere già nel Regno dell'Anticristo se anche Dolce e Gabbana, in prima serata, fanno outing di "cattolici praticanti" e Giacinto Pannella, detto Marco, viene indicato da certi accademici della vita come modello da imitare?
  

AC

lunedì 20 febbraio 2017

Facebook alla francese. Che apre siti pro-life rischia la Bastiglia


Internet come l'inferno, lo sappiamo, è zeppa di buoni propositi. Secondo il suo guru, Mark Zuckerberg, ce ne dobbiamo servire per creare una comunità globale, lavorare per un mondo più aperto e connesso, bloccare la propaganda terroristica, trovare, e perché no, perfino i bambini smarriti. Belle parole. Bei propositi da uno che guadagna proprio sulla moltiplicazione di notizie un po' vere e un pò false. 
Ma ora pare, scrivo pare, che non tutti gli aspiranti chiamati, potranno partecipare alla costruzione di questo bel sogno. Non lo potranno ad esempio i naviganti della rete francese se, e se solo se, volessero lanciare o scambiare o creare nella rete, siti in difesa della vita.
Qui, l'Assemblea nazionale francese, giovedì, scorso ( si legga l'editoriale de Il Foglio di sabato) pare aver approvato una legge – e non è una bufala – di "ostruzione all'aborto" in Rete. La diffusione di siti di campagne di dis-informazione contro l'aborto saranno considerati illegali e quindi punti con la prigione. Chi spingere le donne sulla Rete a ripensarci, a ri-pensare cosa ? ma a non abortire e tenerlo quel figlio, dovrà essere trattato peggio che un hacker.
Per la Ministr-a ala famiglia – il genere è d'obbligo - e ovviamente dei diritti delle donne del governo Hollande, Laurence Rossignol  chi sulla rete comunicherà o farà informazione pro live non potrà più farlo. Non potrà più esprimere la propria opinione.
Stiamo alla schedatura non solo della libertà di parola vs il pensiero unico ma al controllo stesso di qualsiasi pensiero non allineato. Anche sul web. Un paradosso nella patria della libertè di una ideologia che ha ormai deborta.
La difesa della vita su facebook adesso vale meno di una fake news. Allons enfant de la patrie....
 a.c.

lunedì 30 gennaio 2017

Riconoscere le notizie sul web: corso di sopravvivenza - Sesta parte

Paul Horner
​: il "cronista fake"​


E'
​stato ​
il principale scrittore del sito fake National Reporter, giornale che poi ha lasciato nel 2014. L'anno dopo, infatti, ha lanciato il News Examiner e diversi altri giornali fake come cnn.com.de, cbsnews.com.co e nbc.com.co. Già dai nomi – come nel caso dei concorrenti tutti italiani – si fa riferimento a nomi di testate che nel tempo hanno lavorato nella direzione dell'attendibilità dell'informazione. Tra le notizie da lui scritte, quella secondo cui DeQuincy, un paese di 3000 abitanti della Louisiana, era stata attaccata da zombie omosessuali. Nel 2016
​alcune​
 sue notizie sono state prese sul serio nella Campagna elettorale per le presidenziali americane.

La vittoria di Donald Trump e delle notizie false
Il presidente degli Stati Uniti d'America, il miliardario Donald Trump, è riuscito a vincere le presidenziali anche grazie alle notizie fake? Di certo c'è un elemento: spargere le notizie false serve a rendere ancora più confusa la scelta tra chi poi va nelle urne a premiare questo o quell'altro politico.

​"​
Negli ultimi tre mesi di campagna elettorale americane, le notizie false elettorali più performanti su Facebook hanno avuto un maggiore coinvolgimento di quanto le notizie delle principali agenzie di informazioni come il New York Times, Washington Post, Huffington Post, Nbc News e altri", scrive Craig Silverman su BuzzFeed News riportando uno studio dello stesso giornale on line. In questi mesi infatti sono state prese a paragone 20 principali notizie da siti bufale e blog molto di parte che hanno portato a 8.711.000 tra condivisioni, reazioni e commenti. Nello stesso periodo sono stati presi a riferimento 20 delle principali notizie di 19 siti web di informazione che ne hanno causate 7.367.000. Tra le notizie che hanno maggiormente portato a condivisioni, queste:

- "Papa Francesco sciocca il mondo, appoggia Donald Tramp come presidente Usa, ecco le dichiarazioni alla stampa"
(Pubblicato su Ending the Fed, con 960.000 tra commenti, condivisioni e reazioni).

- "Wikileaks conferma che Hillary Clinton ha venduto armi all'Isis...poi fa cadere un'altra bomba. Notizia dell'ultima ora"
(Pubblicato su Political insider, con 789.000 tra commenti, condivisioni e reazioni)

- "E' finita: E' appena trapelata l'email di Hillary Clinton all'Isis ed è peggio di quanto qualcuno avesse potuto immaginare)
(Pubblicato su Ending the Fed, con 754.000 tra commenti, condivisioni e reazioni)

​Sono state notizie che ​hanno alimentato notevoli dibattiti sulle reti sociali e, di conseguenza, anche nel mondo politico che, anche per dimostrare di non essere distante dal flusso di commenti del giorno, si trova costretto a commentare, smentendo, informazioni di questo genere.



Giampiero Valenza

Riconoscere le notizie sul web: corso di sopravvivenza - Quinta parte

Il dibattito sulle notizie-fake

Basta un mero confronto di notizie per capire se queste sono false? No. Anzi, se non c'è uno studio chiaro sulle fonti poi alla fine per l'ignaro lettore tutto si può tradurre in una grande confusione.

Il presidente dell'Antitrust Giovanni Pitruzella, in un suo intervento sul Corriere della Sera, spiega che "le bugie in Rete non sono un bene per la libertà di informazione, che ha sempre due volti. Da un lato c'è il diritto di informare ma, dall'altro lato, c'è il diritto ad essere informati correttamente e a non essere ingannati. Nè pare possibile sfuggire a quest'ultima osservazione, facendo valere il fatto che chi naviga in Rete può sempre confrontare un'informazione con un'altra per poi stabilire se una notizia sia vera o falsa, perché in questo modo si pone sul singolo individuo un onere di approfondimento enorme, e perché, nel mondo dei motori di ricerca e dei social media, la notizia falsa può essere collocata ai primi posti tra le news che appaiono sullo schermo apparendo come l'unica informazione rilevante".

"A questo punto siamo di fronte a un bivio: ritenere che viviamo nel migliore dei mondi possibili e quindi lasciare Internet come uno spazio sostanzialmente senza regole, oppure estendere a Internet la logica dello Stato di diritto sottoponendolo a regole di garanzia delle nostre libertà", precisa Pitruzzella, proponendo la creazione di "istituzioni specializzate, terze e indipendenti che, sulla base di principi predefiniti, intervengano successivamente, su richiesta di parte e in tempi rapidi, per rimuovere dalla Rete quei contenuti che sono palesemente falsi o illegali o lesivi della dignità umana".

Le legioni di imbecilli

E' nel giugno 2015 che Umberto Eco traccia una analisi che ben calza attorno al profilo di chi rilancia, sui social, notizie false. O che, a prescindere, insulta gratuitamente dimostrandosi un leone dietro la tastiera. "I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l'invasione degli imbecilli", dice durante un incontro con i giornalisti all'Università di Torino dopo che ha ricevuto la laurea honoris causa in "Comunicazione e Cultura dei media".

"La tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità", prosegue Eco. Già lui invita i giornalisti "a filtrare con un'equipe di specialisti le informazioni di internet perché nessuno è in grado di capire oggi se un sito sia attendibile o meno". "I giornali dovrebbero dedicare almeno due pagine all'analisi critica dei siti, così come i professori dovrebbero insegnare ai ragazzi a utilizzare i siti per fare i temi. Saper copiare è una virtù ma bisogna paragonare le informazioni per capire se sono attendibili o meno", conclude.

Giampiero Valenza

Riconoscere le notizie sul web: corso di sopravvivenza - Quarta parte

Censurare falsità non è una limitazione della democrazia
Può essere la censura di una notizia falsa una limitazione della democrazia? No, anzi. E' un diritto universale. Ciò, perché senza una corretta informazione può ledersi quel filo sottile della libertà d'espressione che ne è alla base. La legge costituiva del giornalista, la 69 del 1963 (conosciuta come legge Gonella, dal suo primo firmatario), all'articolo 2, parla chiaro. Dice che giornalisti ed editori sono tenuti "a promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi, la cooperazione fra giornalisti e editori, e la fiducia tra la stampa e i lettori".

Ma cosa significa questa fiducia tra stampa e lettori? Semplice. Se dovesse venir meno questa, i lettori (cioè, i cittadini) mettono le informazioni all'interno di una sorta di Vaso di Arianna dove le notizie sono scritte in malo modo, con falsità, scorrettezza e per chissà quali secondi fini. Questo porta i lettori - e dunque, i cittadini - a non credere più alla base di uno dei fondamenti democratici (la libertà di espressione). E quindi questo pilastro ne fa crollare un altro, come in una partita a Domino: quello dell'articolo 21 della Costituzione, secondo il quale "tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure".

Dunque la conclusione diventa particolarmente facile ma drammatica: se fosse vero che tutte le informazioni fossero false, allora perché fidarsi della stampa? Perché fidarsi dell'informazione? Ed ecco lì che allora il virus si trasforma in un dramma e il lettore preferisce all'informazione la comunicazione. Senza conoscerne la differenza, però. E così ciò che lui pensa sia una notizia altro non è che un qualcosa di commentato, preso a pezzi e rimontato in una sorta di collage fatto grazie ai social network per un passaparola sbagliato. Il virus che può devastare la libertà d'espressione, dunque, è la libertà stessa che, non ponendo regole, di fatto può generare mostri.

Il codice deontologico dei giornalisti
E' il testo unico dei doveri del giornalista (approvato dal Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti il 27 gennaio 2016) che affronta la questione in modo netto. Il lavoro di questo testo è il frutto di una attività che la stessa categoria ha portato avanti nel corso degli anni. In modo molto chiaro si precisa come sia necessario difendere il diritto all'informazione e della libertà di opinione tenendo presente come bisogna ricercare, raccogliere, elaborare e diffondere con la maggiore accuratezza possibile ogni dato o notizia di pubblico interesse secondo la verità sostanziale dei fatti. I principi deontologici del cronista valgono su tutti i media, compresi i social network. Dunque, anche scrivere opinioni sulle reti sociali che ledono il testo unico di fatto porta a una violazione deontologica.

Come affrontare una notizia fake sui social?

Facebook, uno dei più grandi social network su scala globale, sta correndo ai ripari. Infatti ha annunciato come stia mettendo in atto uno strumento capace di segnalare le fake news che viaggiano nella rete. Dunque, una rete sociale che mette al centro l'utente chiede allo stesso utente di poter fare da "sentinella" di ciò che non va. "Crediamo che sia importante dare voce alle persone e che noi non possiamo diventare arbitri della verità. Quindi stiamo affrontando questo problema con attenzione", dice il vicepresidente di Facebook, Adam Mosseri. In sostanza, grazie a un pulsante "anti-fake" questi post andranno al controllo dell'International Fast Checking code of Principle del Poynter Institute. Per le notizie false americane, la società si avvarrà di Abc News, Politifact, Fastcheck e Snopes per evitare che queste siano cancellate in modo indiscriminato. Infatti, potrebbe anche accadere che i fan di un partito segnalino come assurda una notizia dell'avversario, scatenando danni ancor più grandi. Ecco, dunque, che per accertarsi della veridicità dell'informazione, alla fine viene chiesto aiuto – più o meno diretto – ai giornalisti.


Giampiero Valenza

Contro l'omologazione imperversa l'hate speech


Tanto per non dimenticar(ci) dell'infoetica. Mi piace spostare il nostro focus dalle fake agli hate speech –discorsi d'odio. In Francia, il direttore di Le Monde, Jérome Fenoglio, ha scritto un editoriale per allertare sui "rischi di una società in cui le opinioni sostituiscono i fatti", sottolineando come "la ricerca della verità non è più un valore condiviso" e proponendo il fact-checking, il controllo sulla veridicità dei fatti riportati negli articoli. In Inghilterra invece una commissione si sta concentrando sui discorsi d'odio. Ora, eliminare le bufale è giusto. Hanno scritto che Renzi avrebbe vinto il referendum; che la Clinton avrebbe stracciato Trump: e che la Gran Bretagna sarebbe rimasta nella Ue. Solo propaganda. Insomma bufale. Eliminare gli hate speech, dal nostro punto di vista. E' anch'esso giusto. Salvo capirci bene.

Se infatti il tentativo è quello di far passare la lotta contro l'hate speech come una forma di altrettanta e giusta censura a difesa del pensiero unico, beh  allora gli scopi della commissione son ben diversi e ingannevoli essi stessi: perché chi parla di censura dovrebbe dimostrare come questi discorsi d'odio siano effettivi vs opinioni e libere manifestazioni di un pensiero magari anti mainstreaming.

Nel 2015 si assistette da parte dell'Unar a un vocabolario dell'antilingua specie su sessismo all'omofobia. Vocabolario dato come guida etica per i giornalisti.  Dell'Unar o dell'Ufficio nazionale antidiscriminazione razziali della Presidenza del Consiglio, scrivemmo a suo tempo. Rimanemmo di stucco come pochi colleghi intervennero allora a difesa della libertà di espressione e di vocabolario quando  contrari a scrivere  "famiglia" omosessuale - ché non è proprio sinonimo di famiglia normale. Adesso gli inglesi dicono che  l'hate speech è in continuo aumento. Sì ma chi lo alimenta, chi diffonde o dispensa l'odio nei media ? Il diritto alla libera manifestazione del pensiero è ancora un diritto nelle testate o è solo una bufala ?   
A.C

Caro "titolista", non manipolare gli articoli

TPINEWS pubblica un articolo informativo intitolato: " Cos’è il nuovo gruppo parlamentare “Famiglia e Vita”, che vuole combattere contr...