Prima parte
I "giornali fake": le loro regole acchiappaclic
Il ruolo del giornalista è fondamentale per dare notizie che siano "certificate" e che dunque rispettino alcuni parametri (principalmente la veridicità e l'attendibilità dell'informazione) grazie all'uso di alcun basi etiche che caratterizzano proprio la professione giornalistica. Ma come la mettiamo con i "giornali fake" che fanno confondere il lettore tra ciò che è vero e cosa no? Questi hanno nomi che spesso somigliano a quelli dei grandi quotidiani (Il Giomale o il Fatto quotidaino, tanto per fare alcuni esempi), alimentano clic su clic e scatenano dibattiti infiniti sui social network in merito a notizie che sono completamente inventate. Ecco, appunto, i "quotidiani fake", cioè i giornali che sembrano veri ma che poi non lo sono. Qui sorge un problema: è questa forse satira, così come si vorrebbe far intendere? La lettura di una notizia lanciata dai social network spesso si riduce al tempo di un titolo ma il lettore è capace poi, a social spento, di rielaborare l'informazione che lui stesso ha letto e che pensa essere veritiera. Se non si è in grado subito di percepire tutto ciò come satira in pochi secondi ecco che ci si trova davanti a un patatrac informativo.
Il risultato? Crescono pessimi stereotipi, aumenta il pensiero "di pancia" anziché col cervello e si sviluppa un dibattito senza fine su social come Facebook – che maggiormente si presta ad accogliere questo genere di notizie "acchiappa-clic" - capace di durare per giorni interi.
C'è satira e satira
Il "quotidiano fake" maggiormente noto
La confusione nasce dal nome
Invece c'è proprio chi gioca sui problemi di lettura. Due gli esempi più palesi: "Il Giomale" (che fa il verso al Giornale) diventato Il Corriere della Notte, e Il Fatto quotidaino (che fa il verso al Fatto quotidiano, che ha come versione fake anche il Matto Quotidiano). C'è anche la Nozione (al posto della Nazione) o Panorana (al posto di Panorama). Il carattere spesso piccolo degli scritti dei social fa in modo tale che distinguere un giornale vero da uno fake diventi davvero complicato. Molti di loro si definiscono blog e fanno intendere – in un disclaimer molto chiaro e lungo – che stanno facendo satira. Ma basta solo quello? Probabilmente, no. Non tutti vanno a leggersi la pagina del disclaimer e il fatto che sia satira non viene immediatamente individuato.
Giampiero Valenza
I "giornali fake": le loro regole acchiappaclic
Il ruolo del giornalista è fondamentale per dare notizie che siano "certificate" e che dunque rispettino alcuni parametri (principalmente la veridicità e l'attendibilità dell'informazione) grazie all'uso di alcun basi etiche che caratterizzano proprio la professione giornalistica. Ma come la mettiamo con i "giornali fake" che fanno confondere il lettore tra ciò che è vero e cosa no? Questi hanno nomi che spesso somigliano a quelli dei grandi quotidiani (Il Giomale o il Fatto quotidaino, tanto per fare alcuni esempi), alimentano clic su clic e scatenano dibattiti infiniti sui social network in merito a notizie che sono completamente inventate. Ecco, appunto, i "quotidiani fake", cioè i giornali che sembrano veri ma che poi non lo sono. Qui sorge un problema: è questa forse satira, così come si vorrebbe far intendere? La lettura di una notizia lanciata dai social network spesso si riduce al tempo di un titolo ma il lettore è capace poi, a social spento, di rielaborare l'informazione che lui stesso ha letto e che pensa essere veritiera. Se non si è in grado subito di percepire tutto ciò come satira in pochi secondi ecco che ci si trova davanti a un patatrac informativo.
Il risultato? Crescono pessimi stereotipi, aumenta il pensiero "di pancia" anziché col cervello e si sviluppa un dibattito senza fine su social come Facebook – che maggiormente si presta ad accogliere questo genere di notizie "acchiappa-clic" - capace di durare per giorni interi.
C'è satira e satira
Il "quotidiano fake" maggiormente noto
in Italia
è Lercio: graficamente rifà il verso a Leggo, un quotidiano free press nazionale. Ma rispetto agli altri Fake se ne discosta particolarmente. Infatti, fa palesemente satira. E' un bene visto che in questo modo il lettore riesce immediatamente a capire come ciò che va a leggere non è una notizia. "Allarme immigrazione: ogni anno arrivano miliardi di granelli di sabbia clandestini" è uno dei suoi titoli. Già dal nome della testata (Lercio e non Leggo) la distinzione è chiara. Non porta a fraintendimenti visivi come, per esempio "Il Giomale"La confusione nasce dal nome
Invece c'è proprio chi gioca sui problemi di lettura. Due gli esempi più palesi: "Il Giomale" (che fa il verso al Giornale) diventato Il Corriere della Notte, e Il Fatto quotidaino (che fa il verso al Fatto quotidiano, che ha come versione fake anche il Matto Quotidiano). C'è anche la Nozione (al posto della Nazione) o Panorana (al posto di Panorama). Il carattere spesso piccolo degli scritti dei social fa in modo tale che distinguere un giornale vero da uno fake diventi davvero complicato. Molti di loro si definiscono blog e fanno intendere – in un disclaimer molto chiaro e lungo – che stanno facendo satira. Ma basta solo quello? Probabilmente, no. Non tutti vanno a leggersi la pagina del disclaimer e il fatto che sia satira non viene immediatamente individuato.
Giampiero Valenza
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