lunedì 13 marzo 2017

E poi si dice: vatti a fidare dei direttori (della carta stampata)

Non c'è pace per la mala-informazione. Non che ce ne dispiaccia. Ne parliamo e scriviamo da anni. Di bad news. Di informazione sociale pilotata dal mainstream del pensiero unico. Eppure, eppure non sono bastate  le clamorose bufale come la Brexit britannico né la vittoria di Trump né la vittoria del Sì" qui da noi, alla cosiddetta riforma costituzionale, ad arginare il vizio della diffusione e produzione di fake news.

Una volta si diceva. I giornali restano e i direttori passano. Oggi i giornali non resistono neppure ai loro direttoriLa nostra presidentessa della Camera, la Boldrini, ha costituito di un gruppo di "esperti" il cui compito sarebbe quello di scovare le fake news almeno quelle che appaiono in Rete.
Una iniziativa lodevole per alcuni. Propagandistica per altri. Inutile per chi scrive se non si affronta a monte la vera origine di questo male e del suo antidoto: infoetica.
E mentre attendiamo i primi risultati da questo pool di esperti si lastricano d'oro le pagine del primo quotidiano economico italiano: Il Sole 24 Ore.
Il suo direttore Roberto Napoletano ha pensato bene di "gonfiare" le vendite di copie digitali finendo indagato per falso in comunicazioni sociali e ovviamente appropriazione indebita di soldi.  
E poi ci lamentiamo delle fake news.  

A C

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